Regione
Sardegna
UNIVERSITA'
E SVILUPPO ECONOMICO
IN SARDEGNA
L’economia isolana
attraversa oggi un momento particolare, mai prima d’ora è
stata al centro dell’interesse internazionale e questo
grazie a una azienda che ha preceduto molte altre
nell’intuire il mercato della new economy.
Ma potrà questo
fenomeno cambiare radicalmente le sorti della nostra isola o
si limiterà ad essere semplicemente la grande intuizione di
un giovane imprenditore Sardo?
L’interrogativo che
tutti noi ci dovremmo porre è probabilmente se siamo pronti a
sostenere il mercato globale ovvero se la nostra isola è oggi
è competitiva per affrontare la concorrenza internazionale.
A queste domande è
molto improbabile dare delle risposte certe, ma è comunque
possibile fare una accorta analisi della situazione attuale e
poter in questo modo stabilire quali sono le carenze di base
da colmare in vista di una sfida così importante.
Se lasciamo in
sospeso, per una volta, quelli che sono i mali sociali ed
economici causati dalla carenza di infrastrutture, di cui da
troppo tempo sentiamo parlare, che ancora sembrano di lontana
soluzione e invece portiamo la nostra attenzione sulla
preparazione professionale e sul livello culturale dei giovani
in Sardegna, dovremmo prendere atto, che la strada da fare in
vista degli imminenti cambiamenti sociali è tanta.
La forza di un popolo
è oggi sempre maggiore in relazione a quello che è il suo
livello culturale e quindi, in stretta correlazione, le
potenzialità innovative che esso esprime.
Ne deriva perciò che
un popolo che vuole investire nello sviluppo non potrà che
destinare una grossa parte delle sue risorse nella formazione
culturale e professionale dei suoi giovani.
Assume pertanto
particolare rilevanza oggi una certa specializzazione
professionale e dunque una offerta quanto mai varia di
proposte formative che indirizzino i giovani verso i settori
di sbocco della economia reale garantendo di qui l’immediata
collocazione sul mercato del lavoro.
L’istituto che oggi
più di ogni altro è deputato a sopperire queste esigenze è
fuor di dubbio l’Università. L’università in Sardegna
oggi può dare risposte adeguate?
Il mondo universitario
oramai non è capace a soddisfare il vero fabbisogno culturale
dei giovani e il scarso numero di università con il sempre
crescente numero di iscritti non fa che aumentare i tanti
disservizi di cui da tempo sono malate.
Una soluzione tanto
innovativa, quanto dalla sinistra da sempre osteggiata,
sarebbe la liberalizzazione dell’offerta universitaria.
Attenzione non è
l’università dei ricchi, ma è l’università che
funziona. La gestione statale oggi e tanto fallimentare nella
università, quanto lo è nella scuola e nella sanità e tutto
questo con costi elevatissimi che poi rapportati
individualmente a ogni cittadino garantirebbero a chiunque di
permettersi i migliori servizi privati.
Lo stato dovrebbe
limitarsi a garantire a tutti pari opportunità ma anche
libertà di scelta, noi riteniamo che tutti debbono avere la
possibilità di istruirsi nelle migliori università e lo
Stato può garantire questo sacrosanto diritto anche senza la
gestione diretta di questi istituti.
Se il mercato ha
sicuramente delle storture che uno Stato (liberale) può
correggere, il pubblico genera immancabilmente inefficienza,
approssimazione, disservizio e tutto questo sempre
paradossalmente con costi altissimi.
Così, come in un
sistema economico di mercato, l’offerta e la domanda tendono
sempre ad incontrarsi, nel mercato universitario, la domanda
di cultura verrà soddisfatta da una adeguata offerta.
Chi osteggia in
maniera forte l’istituzione delle università private
individua nella impossibilità per i meno abbienti nel poter
usufruire in questo caso dei servizi universitari.
La visione
superficiale di una proposta di questo tipo sicuramente
suscita in tutti la stessa reazione e pertanto si tenderebbe
tutti a considerare l’istituzione delle università private
lesiva del diritto allo studio che in conformità a quanto
sancito dalla costituzione italiana deve essere garantito a
prescindere dalle condizioni economiche di ciascuno.
Ma oggi la possibilità
di studiare viene offerta a tutti o invece rimane solo un
ottimo principio che si concretizza solo in misura marginale?
In questo contesto è
essenziale sottolineare l’esistenza di due soli poli
universitari in Sardegna che causa la difficoltà per molti di
poter usufruire dei servizi per l’alto costo sostenuto da
chi per motivi logistici deve trasferirsi nelle città sede
dell’Università. Se infatti per molti ricercare una facoltà
differente da quella locale è una scelta personale per altri
diventa una scelta obbligata e non sempre di facile
attuazione. Se si quantifica in termini economici la spesa che
uno studente fuori sede deve sostenere per studiare e vivere
fuori casa questa non può essere inferiore 800.000 mensili.
L’economia sarda, la
estrema posizione delle due città sedi universitarie sarde,
nonché il sempre maggiore spopolamento delle altre due
province, rende sempre più necessaria ed urgente l’adozione
di provvedimenti che favoriscano ed incrementino gli studi
universitari.
L’esperimento posto
in atto a Nuoro con la istituzione di un consorzio al quale
partecipano le due università di Cagliari e Sassari, oltre
alla Regione, ha dato i suoi frutti. Le condizioni economiche
di molti studenti, la scarsa reperibilità di alloggi a buon
mercato, legata alla, purtroppo, mancata risposta da parte
dell’ERSU in merito alla sempre maggiore richiesta di posti
letto da parte degli studenti fuori sede, costringe molti di
questi o a non continuare gli studi o ad interromperli per
motivi puramente economici. Va altresì constatata la realtà
che gli studenti di altre zone dell’Isola, terminati gli
studi, spesso per motivi occupazionali rimangono nella città
dove hanno intrapreso gli studi e che offre maggiori
possibilità di impiego stante il maggiore sviluppo del
terziario.
Sarebbe auspicabile
che le due università, d’intesa con la Regione, Il Murst e
le Amministrazioni comunali prendano in considerazione la
possibilità di creare nei capoluoghi di Nuoro ed Oristano
sedi gemmate delle facoltà più frequentate dagli studenti.
Ciò potrebbe risolvere molti dei problemi suaccennati,
incentivando il proseguo degli studi, contribuendo allo
sviluppo culturale, sociale ed economico di questi centri che
vedono sempre più sfuggire le proprie forze intellettuali
verso i due maggiori centri isolani.
La realizzazione di
questa idea non è certo impossibile ed irrealizzabile,
occorre solo discuterne, mettersi ad un tavolo, al di là da
ogni discorso individualistico; non sono certo le risorse
economiche o intellettuali che mancano. Serve solo
responsabilità e senso del dovere per il bene ed il futuro di
noi giovani e della nostra terra.
IL COORDINATORE
REGIONALE
CRISTIAN PAULIS
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