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Forza Italia Giovani

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Settore Propaganda, Documenti - La cultura di sinistra tra Marx e Camilleri

Il chiaro intento dell'attuale sinistra governativa di mettere al bando i valori morali su cui, da sempre, si è fondata la nostra nazione, e di attuare un accentramento della cultura che, in pieno stile KGB, imponga un' istruzione ed un'educazione di massa è palesemente ravvisabile nell'attuale legislazione scolastica, molto vaga nei suoi contenuti ma molto chiara nel suo intento di creare una "cultura di sinistra", anzi una "cultura sinistra".
Se, a livello nazionale, si discute sulla ignominiosa falsificazione della storia attuata da storiografi filo sinistroidi, nella città di Ispica in provincia di Ragusa, ci troviamo di fronte ad una situazione tanto imbarazzante quanto inspiegabile. Il prof. Pietro Lauretta, docente della 5^ Ginnasiale del Liceo Classico di Ispica, ha deciso, per l'anno scolastico in corso, di sostituire lo studio de I Promessi sposi del Manzoni con la lettura de Il birraio di Preston del Camilleri.
Una scelta che mi lascia, francamente, e letteralmente sbigottito. Non si riesce a capire, infatti, su quali basi didattiche si possa fondare una scelta simile. Senza nulla voler togliere al Camilleri, non credo che il ruolo di "istruttore", costituzionalmente affidato alla scuola, possa essere svolto a simili condizioni. Togliere Manzoni significa rinnegare il padre e la fonte del romanzo, un pò come togliere dalla storia Cavour e l'Unità d'Italia.
A voler essere elastico e ad ammettere la possibilità di sostituire il Manzoni con altro autore, non riesco a capire perchè la scelta sia caduta proprio su Camilleri. Se proprio si voleva sostituire il Manzoni a favore di un autore più vicino alla cultura locale, la scelta sarebbe stata veramente imbarazzante. non credo di dire nulla di nuovo al prof. Lauretta, quando cito Verga, Pirandello, Sciascia, Vittorini o Capuana. E poi, se Camilleri doveva essere, perchè scegliere un romanzo che, come scrive lo stesso autore, è consigliato alla lettura delle sue nipoti, ma quando saranno grandi? E ragazzi e ragazze di 14-15 anni non sono certo "grandi".
Volendo tralasciare l'ambito didattico, non riesco a capire come mai tale "istruttore" rimanga fermo davanti alla scelta attuata pur trovandosi di fronte ad un diffuso malcontento da parte dei genitori dei suoi alunni per via delle tematiche poco "lineari" trattate nel romanzo. Un malcontento legato al ruolo di educatore affidato ai genitori ( e solo ai genitori); ruolo che non può accettare ingerenze da parte alcuna.
Questo è un vero e proprio "attentato alla cultura".

Salvatore Moltisanti

 


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