-- InfoPolitica
--
Partiti
--
Le istituzioni (IT)
--
Le istituzioni (EU)
--
Sondaggi
--
Portali politici

-- gadgets
-- parliamone
-- rassegna stampa
-- i nostri amici
-- i nostri links


credits

Forza Italia Giovani

> Torna al menu precedente per leggere gli altri articoli.

 

Parliamone - Articolo di Paolo Zanetto

Questa sinistra ha paura del futuro
Pubblicato da L'Opinione, 26 luglio 2000

I ministri dell’ambiente dell’Unione Europea vogliono vietare il commercio dei cibi modificati geneticamente, al contrario di quanto stabilito negli Stati Uniti. Questa scelta è stata accolta senza particolare stupore, in quanto non è altro che l’ennesimo passo della guerra contro le biotecnologie che i ministri rosso-verdi dei governi europei hanno dichiarato già da tempo. I professionisti del terrore ecologico hanno alzato un polverone sulla questione dei cibi migliorati con l’ingegneria genetica, hanno denunciato imprecisati rischi che potrebbero sorgere in un futuro indefinito. Questa strategia, benché scientificamente assurda, si colloca in un atteggiamento politico più ampio che negli ultimi anni è proprio della sinistra europea (e non solo): la battaglia contro l’innovazione tecnologica. In questa nuova forma di luddismo non si distruggono i macchinari delle fabbriche della rivoluzione industriale, ma ci si accanisce contro il profitto, acerrimo nemico dei bei tempi andati e anima del libero mercato. Le motivazioni formali sono altisonanti: tutela dei diritti dei consumatori, antitrust, trasparenza. L’accanimento contro Microsoft, oggi accusata di monopolio sia dagli Usa sia dalla Commissione Europea, nasconde la paura della rivoluzione digitale, della globalizzazione, del nuovo millennio. E’ un peccato che l’azienda leader dell’innovazione informatica degli ultimi vent’anni sia stata scelta come capro espiatorio da coloro i quali non accettano la rivoluzione della new economy. Alla ricerca di un modo di convivere con il mondo che cambia, la sinistra ripensa se stessa, e si divide tra Seattle e la Terza via, in un dibattito che deve mettere insieme i centri sociali in guerriglia contro la globalizzazione e i profeti della nuova socialdemocrazia filo-liberista, che insegnano alla London School of Economics e riconsiderano il tatcherismo.

Sembra che molti nella sinistra non sappiano se andare dove li porta il cuore, verso i fasti vecchio stile delle manifestazioni contro il kapitalismo, o se dar retta alla mente, ed elevare l'Anthony Giddens di turno a guru da seguire nel (doloroso) percorso di evoluzione che disegna davanti ai discepoli. Nell'incertezza della strada da scegliere, la sinistra vuole prendere tempo, e dunque vieta, obbliga, mette le briglie all'innovazione, attraverso moratorie e processi, talvolta anche crociate ideologiche. Più il futuro diventa presente, maggiore è il disagio di chi adotta ancora schemi politici della società post-industriale che andiamo lasciandoci alle spalle. Combattere il futuro da un seggio di governo è una tentazione forte per chi si sente poco adeguato ai tempi: l'atteggiamento conservatore, anti-riformista di alcune componenti (anzitutto il sindacato) prende corpo ogni giorno, ammantato dalla difesa di certe categorie protette e di alcuni loro diritti che, ormai, sono sentiti come privilegi. Paradossalmente, lo schieramento che solo sei anni fa si definiva 'progressista' adotta oggi una politica reazionaria.

In un mondo che viaggi alla velocità dei bit, quello che sembra ancora distante molte volte è già qui. La globalizzazione economica, aiutata dal villaggio globale di Internet, ha portato tutte le sue conseguenze: fusioni e acquisizioni, giganti dell'economia che si confrontano in un mercato senza frontiere geografiche. Persino la granitica geografica del capitalismo familiare italiano è stata stravolta. Dipingere la Microsoft come gigante cattivo, versione moderna della 'multinazionale assassina' degli anni settanta, significa non capire la realtà economica di oggi. Definire quella società un monopolista inefficiente dimostra soltanto che molti suoi accusatori non hanno mai acceso un computer con Windows. Biotech e new economy non sono più termini inglesi un po' terrificanti, ma fenomeni ben delineati che non fanno paura a quelli che hanno gli strumenti per comprenderli, e che dunque non si lasciano confondere dal timore conservatore o dall'eco-terrorismo a parole.

Vietare e limitare, tuttavia, non è una politica sostenibile a lungo. Il tema dei cibi geneticamente manipolati tornerà presto a bussare alle porte dell'Europa, sulla spinta di probabili grandi successi riscontrati negli Usa, e la Commissione Europea sembra non aver gradito la decisione di chiusura totale dei governi europei. La politica non può essere solo divieto illiberale: deve fornire un'ideale, una visione. La sinistra guarda al passato, e cerca di intercettare la paura del nuovo. Tocca al centro-destra in Europa avere il coraggio di credere nella strada che porta al futuro, poiché è disseminata di opportunità. Con un serio investimento nell'infrastruttura fondamentale della new economy, l'istruzione, anche l'Italia può essere in prima fila nella rivoluzione digitale. Informatica, Internet, Inglese, Impresa: quattro 'I' che non devono essere solo uno slogan per i giovani, ma che devono essere la spina dorsale della riqualificazione dei disoccupati che hanno assai poche speranze di trovare un lavoro. Andare incontro al futuro significa anche dire addio al passato della società industriale, ed aiutare i lavoratori a trasformarsi, mostrando loro una visione del futuro. Non è un processo facile. Richiede coraggio, scelte strategiche. La Casa delle libertà deve trovare la propria visione, e deve farlo in tempi rapidi. Il futuro è già qui.

Paolo Zanetto
Vice Coordinatore nazionale

 


Per conoscere a fondo Forza Italia e i suoi valori di Libertà.

Visita l'archivio delle nostre fotografie
Visita l'archivio delle nostre fotografie

Pagine di attualità e campagne attualmente in corso