Venduta come un
successo dal Ministro Berlinguer, in realtà quella approvata dalla Sinistra in
Parlamento e da loro definita coraggiosamente "legge di parità", rappresenta un
ulteriore colpo ai danni delle scuole non-statali, un'irrazionale mediazione
degli inconciliabili interessi e delle lontananze culturali che dividono la
maggioranza. Nel dibattito sulla questione della parità, più volte è stata
annunciata l'intenzione da un lato di porre giustamente alcune regole cui le
scuole non-statali avrebbero dovuto adeguarsi, anche per evitare il proliferara
dei cosiddetti "diplomifici" che portano discredito alla stessa categoria, molto
più ampia, delle scuole non-statali, e dall'altro mettere in atto misure idonee
ad introdurre la libertà di scelta da parte delle famiglie sul tipo di
formazione dei figli, cancellando così l'attuale monopolio di fatto che lo Stato
detiene nell'istruzione e costituendo un sistema scolastico integrato in cui le
scuole statali e non contribuiscano entrambe nel fornire il servizio
dell'istruzione. Ma nella realtà della legge il Ministro Berlinguer e la
disomogenea maggioranza cui deve dar conto hanno abbondantemente tradito ogni
proposito: dei due interventi previsti, inseparabili affinchè si voglia ottenere
una reale situazione di competività tra le scuole statali e non, la Sinistra ha
provveduto a metter in atto solo il primo, ponendo oneri oltremodo gravosi a
danno delle scuole non-statali, che non vedono nessuna possibilità di essere
compensati non avendo, la maggioranza, introdotto quelle misure, come il Buono
Scuola, che avrebbe facilitato l'accesso agli istituti non statali. Il risultato è che la bilancia è squilibrata e anziché porre
sullo stesso piano scuole statali e no, mettendo in moto quel virtuoso
meccanismo di reciproci stimoli grazie ai quali si determina un innalzamento
della qualità dell'istruzione, si relega, invece, il sistema dell'istruaione
privata ad operare in condizioni più penalizzanti, rafforzando di conseguenza il
monopolio dello stato nell'istruzione. A nulla serviranno mai, in questo
contesto, le cinquecentomila lire a favore degli studenti meno abbienti che,
solo nelle dichiarazioni di Berlinguer, dovrebbero servire a consentire alle
famiglie più povere di scegliere tra scuola statale e non-statale. Che
Berlinguer non fosse il nostro Ministro preferito già lo sapevamo, ma almeno lo
ritenevamo, fino ad oggi, persona mediamente dotata di ragionevolezza, ma adesso
ci sorge qualche dubbio: come è possibile pensare che un contributo di appena
cinquecentomila lire si superano gli ostacoli di chi non è in grado, per motivi
economici, di pagare una retta magari di quattro milioni annui! Come poter definire dunque questa legge una "legge di parità"?
Per fare la parità ci vogliono mezzi adeguati, non proclami di buone intenzioni,
utili solo mettere un po' più a posto la coscienza dei popolari la domenica
quando vanno a messa, e le cinquecentomila lire a studente non rappresentano
assolutamente un mezzo adeguato. Ma la cosa più sconcertante è che la Sinistra così facendo, non
penalizza tanto i più ricchi o solo la scuola d'elite, quanto soprattutto i meno
abbienti. Impedendo l'introduzione della Parità scolastica la Sinistra mantiene
la scuola privata una scuola d'elite, impedendo che rappresenti un'offerta
formativa a tutti accessibile: ad oggi solo chi ha un alto reddito è in grado di
sceglierla, pagando due volte il costo dell'istruzione (prima le tasse e poi le
rette) e vittime di questo sistema difeso dalla sinistra sono i più poveri che,
non essendo in grado di pagare due volte il costo dell'istruzione, si vedono
privati delle loro libertà di scegliere in quale scuola studiare e si vedono
imporre senza alternative la "scuola di regime". Non quindi per difendere la "scuola d'elite" a danno della
"scuola di tutti", come ci contestano i giovani della Sinistra, ma per garantire
la libertà di scegliere tra scuola statale e no, anzitutto per i meno abbienti,
riteniamo che l'unico strumento possibile sia quello del Buono Scuola: una somma
messa a disposizione di ciascuno studente grazie alla quale ognuno può scegliere
liberamente( e non lo Stato per tutti) quale percorso formativo seguire. Solo in via transitoria, e comunque nella prospettiva futura di
un sistema di Buono Scuola per tutti, una soluzione di passaggio può essere
quella dei contributi alle famiglie meno abbienti (sia di studenti frequentanti
scuole pubbliche o private) secondo criteri che tengono conto oltre che del
reddito anche del merito, per garantire loro l'effettiva libertà di scelte tra
sistema statale non-statale. Il contributo è commisurato alle spese
effettivamente sostenute da ogni studente, fino a coprire una quota pari a circa
la metà delle rette, ossia due milioni (cosa ben diversa dalle cinquecentomila
lire di Berlinguer).